La Festa di San Nicola, a inizio dicembre, è da sempre un momento particolarmente sentito tra le comunità del Nord Italia. Per le strade di diverse località tra Alto-Adige e Friuli-Venezia Giulia ogni anno si celebra l’arrivo in paese dei Krampus, figure ispirate al demone che fu sconfitto e ridotto in schiavitù dal vescovo Nicola. Durante questa ricorrenza – diffusa tra le zone alpine di cultura tedesca – decine e decine di persone sfilano travestiti da diavoli per portare avanti questa antica tradizione che anticipa il Natale.

Le usanze però variano di vallata in vallata. Spostandosi nel comune di Stelvio, all’interno dell’omonimo Parco nazionale, i Krampus cambiano nome e forma.
Da queste parti, a inizio dicembre, si celebra il Klosn, una manifestazione molto simile a quella dei Krampus, ma decisamente più colorata e meno spaventosa.

© Gianni Bodini

Come nelle più antiche tradizioni popolari, esiste una gerarchia ben definita.
I primi ad arrivare sono gli “asini” (che ricoprono il ruolo più ambito della manifestazione), vestiti con stoffe colorate e portatori di sonagli e campanacci. Gli “asini” vogliono cacciare via i piccoli demoni, vestiti di abiti neri e rossi e armati di fascine di legno, e soprattutto i più imponenti diavoli, che portano terribili maschere in legno fatte a mano e terrorizzano il paese con lunghe catene.


I primi ad arrivare sono gli “asini”, vestiti con stoffe colorate e portatori di sonagli e campanacci.


Infine ci sono gli angeli, che portano un lungo vestito bianco con cintura rossa e un cerchio d’argento. Insieme a San Nicolò con il suo cappotto, la barba bianca, la mitra, l’anello e il pastorale formano il gruppo di San Nicolò.

Alle ore 14 inizia la tradizione dei Klosn a Stelvio. Il primo “asino”, quello con i campanacci più grandi, è in testa alla sfilata e appare tre volte solo su un’altura visibile dal paese di Stelvio. Arriva San Nicolò che segue l’orda selvaggia di “asini”, accompagnato dai suoi angeli e da un demone con la bacchetta. Intanto, nel mulino, i diavoli, si sono messi i loro costumi scuri e le spaventose maschere di legno e hanno preso le catene pesanti. Ballando, si uniscono al corteo.

© Gianni Bodini

Con il rumore dei loro campanacci, il cigolare delle loro catene e le loro urla, le maschere concludono la sfilata attraverso il paese, fino a quando si sentono i rintocchi del campanile. A questo punto entrano in chiesa, guidati da San Nicolò e dagli: al primo accenno di preghiera, chinano la testa e si tolgono la maschera. Alla fine, San Nicolò assieme all’intera comunità si riunisce davanti alla chiesa per recitare l’Angelus, auspicando simbolicamente il ritorno della luce in paese e nelle vite dei suoi abitanti.

Un tempo questa tradizione era portata avanti dagli Spielbuam (ragazzi che dovevano presentarsi alla visita di leva), mentre oggi l’organizzazione è affidata a comitati volontari: il Klosn richiama ogni anno non solo turisti, ma anche e soprattutto gli ex-residenti di Stelvio, che si sentono ancora legati a questa particolare festa di fine anno.