Come si legge sul sito ufficiale del Parco nazionale dell’Isola dell’Asinara, ancora oggi sappiamo molto poco sulla storia di questa perla incastonata a nord-ovest della Sardegna. In particolare, la penuria di informazioni documentate è relativa all’ultimo secolo di storia, quando l’isola fu adibita a colonia penale (e diventò quindi “vittima” a sua volta dell’inaccesibilità carceraria).
L’Asinara fu infatti scelta come Colonia Penale Agricola nel 1885: la permanenza dei detenuti era legata principalmente alla buona condotta e alle capacità nei lavori di coltivazione, dissodamento e bonifica dei terreni, nonché nella costruzione di strade e fabbricati.
Il modello delle colonie penali prevedeva che i più meritevoli potessero lavorare all’interno del carcere, come ad esempio nelle cucine o nelle foresterie. Ognuno inoltre poteva usufruire del “sopra-vitto”, ovvero una quota da poter spendere all’interno dell’isola per acquistare libri e qualsiasi oggetto che avesse uno scopo culturale.
Solo la storia più recente, documentata o trasmessa a voce, fa conoscere le vicissitudini umane ed ambientali di quest’isola e le sue storie, grandi e piccole.
Ma l’Asinara non rappresentò solo un modello di carcere innovativo: erano previste infatti zone di massima sicurezza che negli anni ospitarono condannati celebri, come Totò Riina, i brigatisti Renato Curcio e Alberto Franceschini, oltre a una nutrita rappresentanza di detenuti appartenenti all’Anonima Sarda.
E tra i tanti detenuti che trascorsero parte della loro vita sull’isola c’era anche Rinaldo Schirru, protagonista di Dove Nasce il Vento, film del giovane regista sardo Francesco Tomba: un punto di vista originale e un ritratto ricco di emozioni, una finestra sulla vita di un uomo e sua moglie, che per sempre saranno legati all’isola dell’Asinara.
Francesco, come e quando inizia Dove Nasce il Vento?
L’idea di questo progetto nasce da un’idea di Rosi Giua e dell’associazione cagliaritana Tusitala (in collaborazione con le associazioni Chourmo e Terra Atra di Cagliari), sulla base dall’esperienza culturale e sociale maturata fra il 2011 e il 2019 dentro e fuori le carceri di Buoncammino e di Uta.
Collaborando a mia volta con l’associazione, ho avuto la fortuna di incontrare Rinaldo: fu subito chiaro per me che sarebbe diventato il protagonista del mio film. Non tornava sull’Asinara da 33 anni, dal 1987: il suo desiderio era quello di rivedere l’isola, noi volevamo aiutarlo in questo percorso così importante.
E come è andato questo viaggio?
È stato molto intenso, il progetto è durato circa tre anni in totale. Ora siamo molto soddisfatti di quello che abbiamo prodotto: a livello personale, con Rinaldo e Ottavia, sua moglie, si è creato un rapporto speciale. Dietro il suo fare istrionico, Rinaldo ha mostrato anche un lato nostalgico nei confronti di questa sua vita passata, che speriamo di aver potuto raccontare nella pellicola.
Qual è la tematica principale del film?
Noi volevamo raccontare una storia. Volevamo che il film fosse un’idea semplice, non un’analisi sulla vita carceraria. Ci siamo lasciati trascinare da Rinaldo, che ci ha fatto letteralmente da Cicerone sull’isola: abbiamo voluto focalizzarci sulla persona, sui suoi ricordi, le sue emozioni, i suoi luoghi.
Come si sono sviluppate le riprese?
Siamo andati una sola volta sull’isola, volevamo che fosse la cosa più naturale possibile. Siamo rimasti 3 notti, partendo prorio da San Basilio, il paese originale di Rinaldo e Ottavia.
Volevamo capire anche quali fossero le difficoltà di andare a trovare un detenuto: all’epoca era più facile andare a Roma, che sull’Asinara! Ottavia ci ha anche raccontato di come diverse volte, arrivata a Porto Torres, sia dovuta tornare indietro perchè il mare era troppo mosso.
“Noi volevamo raccontare una storia. Volevamo che il film fosse un’idea semplice, non un’analisi sulla vita carceraria”.
Anche la musica gioca un ruolo fondamentale nella realizzazione del film. A chi vi siete affidati per curare la colonna sonora?
Per la parte musicale abbiamo contattato Mick Taras, un musicista sardo che vive in America da tanti anni, che ha lavorato anche con Neil Young durante la sua carriera.
Inoltre abbiamo avuto la fortuna di poter collaborare con un artista come Tom Walker, che fa parte del laboratorio teatrale Living Theatre sin dagli anni 70. Lo avevamo conosciuto mentre lavorava per Overlap, un progetto presentato anche sull’isola dell’Asinara, incentrato sul tema biodiversità e migrazione: il suo canto ci aveva stregato, così che gli abbiamo chiesto se potessimo utilizzarlo nel film. E lui si è dimostrato da subito entusiasta e molto disponibile!
Dal 2002 l’isola è diventata un parco nazionale. Come è stato il rapporto con le istituzioni?
L’Ente Parco è stata la prima istituzione che abbiamo contattato e la loro disponibilità è stata fondamentale per la logistica. Ci hanno rilasciato i permessi necessari per visitare alcune zone non aperte al pubblico, lasciandoci una discreta libertà di movimento. Hanno anche contribuito al progetto la Fondazione di Sardegna e la Fondazione Sardegna Film Commission.
Le persone che abbiamo incontrato erano molto contente del nostro progetto; purtroppo non è stato facile recuperare del materiale d’archivio. Siamo fortunatamente riusciti a rintracciare alcuni filmati d’epoca grazie a un privato, un medico che all’epoca lavorava in carcere. Si tratta di materiali esclusivi, e siamo molto felici di averli potuti recuperare.
Quando potremo vedere Dove Nasce il Vento?
In questi mesi stiamo inviando il nostro materiale a diversi film festival, italiani ed internazionali. Lo scorso agosto è stato presentato al Tagore Film Festival, in India, dove si è aggiudicato l’Outstanding Achivement Award. A novembre è stato proiettato in anteprima a Cagliari e anche nel carcere di Uta, alla presenza dei detenuti, mentre a dicembre è stato selezionato dall’ Asti Film Festival, nella categoria La prima cosa bella (opera prima).